Servizi

Gentile lettore,

la Coop. Aedis è lieta di condividere con Lei la propria Carta dei Servizi, si tratta di un documento “vivo“, in continua evoluzione, con il quale intendiamo mettere a disposizione di coloro che a vario titolo entrano in contatto con noi, tutte le informazioni utili a valutare i servizi e la qualità del nostro lavoro.

La Carta dei Servizi nasce in ottemperanza alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27/01/94 come forma di tutela dei Clienti – utenti del Servizio, che possono valutare i vari aspetti del servizio offerto e constatare il rispetto degli impegni di miglioramento dichiarati nel documento dell’Azienda.

La Carta dei Servizi è uno strumento indispensabile per costruire e sostenere il rapporto con i cittadini o con gli organismi committenti, ispirandosi ai principi condivisi ed imprescindibili quali l’eguaglianza, l’imparzialità, la continuità, il diritto di scelta, la partecipazione. La Coop. Aedis intende individuare in essi una concreta opportunità per migliorare la propria organizzazione e la qualità reale dei propri servizi.

Chi siamo

Aedis Onlus svolge la sua attività in ambito regionale e, fin dalla sua fondazione, opera per rispondere ai nuovi bisogni sociali del territorio, tra cui l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. E’ una struttura che ospita richiedenti asilo politico, MSNA, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, di qualsiasi nazionalità trovati in Italia senza una famiglia o alcuna persona di riferimento e da collocare in adeguate strutture mediante le Questure provinciali.

I Minori stranieri non accompagnati (MSNA) si trovano in una condizione di importante vulnerabilità che costituisce un fattore pregiudizievole alla crescita in quanto a rischio di vittimizzazione, marginalità, sfruttamento e abusi. Nell’ultimo decennio sono diventati sempre più protagonisti dei flussi migratori, costituendo un segmento importante della popolazione alla ricerca di protezione e asilo.

La nostra Mission

L’equipe della Cooperativa Aedis lavora per contribuire a migliorare concretamente la qualità della vita quotidiana dei minori in stato di svantaggio e di bisogno. Riuscire a inserirli, integrarli nella società, insegnandogli e facendogli cogliere gli aspetti principali della cultura italiana che viene integrata alla loro 

E’ compito dell’equipe multidisciplinare valutare, insieme al coordinatore e al tutore referente, l’effettivo raggiungimento degli obiettivi fissati nel Pei – progetto educativo individualizzato. 

La Vision

Aedis, dal latino “piccola casa”, nasce e si propone come uno spazio di ospitalità per minori stranieri non accompagnati. Siamo una cooperativa sociale ONLUS che opera nel terzo settore ed è costituita da due gruppi appartamento che accolgono 10 minori ciascuno in ambienti sereni e familiari. 

L’intento è quello di riprodurre un ambiente familiare e sereno, che tenga anche conto delle aspirazioni di ognuno. Per questo si è scelto di privilegiare il piccolo numero, per poter ricreare un ambiente famigliare in cui accompagnare i ragazzi personalmente nella loro crescita, affinchè possa concludersi con un futuro solido, con degli obiettivi, affinché i ragazzi possano a loro volta trasmettere alle loro future famiglie dei valori importanti e condivisi. 

La cooperativa crede nel miglioramento continuo delle capacità e della preparazione, nell’intento di sostenere un’idea di società riconosciuta per la qualità dell’attenzione che riserva ad ogni singolo individuo. Cerca, quindi, di contribuire allo sviluppo bene comune, migliorando la qualità della vita degli individui svantaggiati, attraverso il sostegno organizzativo, il contributo operativo, il coinvolgimento umano, il miglioramento professionale dei propri lavoratori ispirandosi a principi di solidarietà, sussidiarietà prevalenza del bene comune.

L'oggetto Sociale

La Coop. Aedis opera, dalla sua costituzione, nell’ambito della gestione dei servizi educativi e socio-sanitari ed assistenziali ai sensi della Legge 8 novembre 1991 n. 381 e delle leggi regionali applicative. 

Aedis società cooperativa sociale è una Onlus nata il 9 novembre del 2016 con sede a Pasian di Prato (UD) in Via Campoformido 1 e avente codice fiscale e p. iva n. 02870950306; iscritta, inoltre, al Registro Regionale delle Cooperative con il n. C118624 alla categoria cooperative sociali; in persona del legale rappresentante Lucrezia Maria Lisco.   

La cooperativa è retta dai principi della mutualità prevalente previsti dagli articoli 2512-2514 del codice civile ed è nata con il fine di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana ed all’integrazione sociale dei cittadini, con un’attenzione particolare alla selezione ed alla formazione degli operatori addetti alle mansioni educative, affinché professionalità ed umanità ne siano i tratti distintivi.

Scopi e Obiettivi

Ogni intervento è caratterizzato da prestazioni qualificate dove ad un’ottima tecnica si affianca un livello d’umanità indispensabile per offrire un servizio di qualità.

La coop. sociale Aedis, in armonia con i principi statutari:

  • Promuove e tutela i diritti dei minori stranieri non accompagnati coinvolgendo nella relazione educativa i tutori e le diverse figure che si adoperano in tal senso.
  • Opera per rendere concreti i principi delle pari opportunità e della non discriminazione dei minori e di quanti tutelano i loro diritti.

A tal fine si impegna:

  • A livello educativo e terapeutico, a favorire concreti processi di reale integrazione ed avversare ogni forma di esclusione e di emarginazione.
  • A livello istituzionale per promuovere e realizzare servizi sanitari, socio-sanitari, educativi e assistenziali rivolti ai minori stranieri non accompagnati.

Principi e Valori

La Cooperativa Sociale Aedis fa propri e adotta i principi fondamentali di:

  • eguaglianza
  • imparzialità
  • diritto di scelta
  • continuità
  • partecipazione
  • efficienza ed efficacia

I servizi gestiti dalla Cooperativa Sociale Aedis, sono organizzati e gestiti in maniera da garantire sempre agli utenti:

  • Accurata valutazione delle richieste e dei bisogni
  • Esaustiva informazione sul servizio e sui risultati attesi.
  • Condivisione e partecipazione.
  • Personalizzazione degli interventi.
  • Rispetto della dignità e della privacy.
  • Affidamento a personale qualificato, abilitato, aggiornato e motivato.
  • Condizioni di sicurezza e di rispetto delle normative vigenti.
  • Iniziative volte a caratterizzarsi come realtà visibili, qualificanti e propulsive della Comunità.
  • Collaborazioni e sinergie con le risorse istituzionali, culturali e professionali.
  • Miglioramento della qualità della vita.

L' Accoglienza nelle Nostre Sedi

L’accesso alla Comunità avviene su segnalazione dei Servizi Sociali competenti nel Territorio e per disposizione del Tribunale per i minorenni. I posti messi a disposizione dal servizio sono una ventina, circa dieci per ciascuna sede. 

L’art. 2 della legge 7 aprile 2017, n. 47 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” definisce minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato, il “minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano “.

“In nessun caso può disporsi il respingimento alla frontiera di minori stranieri non accompagnati”. Così recita il comma 1 bis dell’art. 19 del D.Lgs. n. 286 del 25 luglio 1998, Testo Unico sull’Immigrazione, introdotto dall’art. 3, comma 1, della Legge n. 47/20173.

I minori che accedono alla Comunità sono inviati dai Servizi Sociali dei Comuni di competenza nei quali sono stati ritrovati con Verbale di affidamento dalla polizia ‘in stato di abbandono fisico e morale, incapaci di provvedere a sé e privi di assistenza e rappresentanza legale’. 

Le comunità attualmente ospitano ragazzi provenienti dal Kosovo, dall’Albania, dal Pakistan, dal Bangladesh, dall’Egitto e dal Marocco. In precedenza, ha ospitato anche minori provenienti da altri Stati, tra cui Afghanistan, Somalia ed Eritrea. 

Le motivazioni prevalenti delle richieste d' ingresso

Le motivazioni che spingono i minori a giungere in Italia sono personali e differenti, tuttavia si potrebbero classificare a grandi linee in base al Paese di provenienza, pur senza dimenticare la singolarità dei casi. 

Chi proviene dai Paesi dell’area europea balcanica, prevalentemente da Albania e Kosovo (candidati all’adesione dell’Unione europea), sono definibili migranti economici, ovvero alla ricerca di condizioni di vita migliori, di un’occupazione e di sviluppo per il proprio futuro, prospettiva che il Paese di origine non è in grado di offrire alle nuove generazioni. Talvolta i minori sono inviati dalle famiglie ad intraprendere il viaggio di emigrazione. In tali Paesi sono inoltre presenti dinamiche persecutorie di stampo mafioso che si sostituiscono alla giustizia statale scarsamente presente e provocano soffocanti faide famigliari. 

I minori provenienti dagli Stati dell’Africa centro-orientale, come Somalia ed Eritrea, fuggono da situazioni di povertà e persecuzione etnico/religiosa conseguente all’integralismo islamico. 

Chi proviene dai Paesi del Maghreb, come Marocco e Tunisia, è alla ricerca di condizioni di vita migliori, in quanto in questi Stati ci sono grosse diseguaglianze sociali, dove chi ha poco è poverissimo e non ha nessuna speranza di ascensione sociale. Altro fattore di spinta migratoria è talvolta la pena di morte, prevista in alcuni di questi Stati tra cui l’Egitto.

Chi proviene dai Paesi subsahariani, quali Gambia, Burkina Faso, Mali, Ghana, Sud Sudan, Guinea, Costa d’Avorio, fugge da situazioni di fame, carestia e grandi privazioni oltre che da regimi dittatoriali sanguinari presenti in alcune zone a macchia di leopardo. 

Chi proviene dagli Stati dell’Asia centrale, come Pakistan e Afghanistan, scappa dalla povertà e, nelle regioni del sud, da situazioni di instabilità portate dalla dominazione dei gruppi talebani, che mettono in atto rapimenti, riscatti e guerriglie continue. Chi infine proviene dal Bangladesh fugge da persecuzioni religiose o da situazioni di fame dovute alle avverse condizioni climatiche. 

Organigramma del Personale

La Comunità prevede la presenza del seguente personale:

  • il Presidente responsabile di Struttura con funzioni di rappresentanza e di interfaccia con gli enti committenti, i servizi e le agenzie territoriali, di pianificazione gestionale; 
  • il Vice-Presidente con funzioni di carattere prevalentemente organizzativo e di coordinamento dell’équipe operativa, delle attività e degli interventi svolti presso la Comunità; 
  • un’Équipe di otto educatori in turnazione sulle 24 ore nelle due sedi con il compito di garantire quotidianamente le attività educative ed assistenziali definite nella convenzione; un valore aggiunto è dato dalla presenza di operatori con competenze di mediazione linguistica e culturale, alcuni iscritti anche al Centro di Solidarietà Immigrati Onlus (Ce.S.I.) per le mediazioni linguistiche.  

L’ equipe educativa è composta da educatori di entrambi i sessi, per meglio rispondere alle necessità dei minori e riproporre un’esperienza per quanto possibile simile alla vita in normali situazioni attivandone le diverse dinamiche.

Le riunioni d’equipe hanno cadenza mensile, con maggior frequenza secondo progetti specifici, ma anche su richiesta degli operatori per situazioni particolari o urgenti, sono guidate dal coordinatore responsabile. 

La Cooperativa garantisce l’aggiornamento e la formazione professionale del personale in modo da garantire il costante livello qualitativo delle prestazioni. A tal fine, la Cooperativa partecipa ai convegni e alle tavole tematiche organizzate dal Consiglio Italiano dei Rifugiati di Gorizia oltre ai corsi Ecm promossi dall’Azienda Sanitaria. 

Una particolare centralità riceve il gruppo dei tutori volontari a cui sono affidati i minori stranieri non accompagnati ospitati presso la Comunità.

Tra i principali e più importanti obiettivi e responsabilità del tutore volontario di un minore straniero non accompagnato vi è quello di garantire la tutela dei suoi diritti e di vigilare sul loro rispetto. Fino a 18 anni in Italia non si ha la capacità di agire (ossia la capacità di compiere validamente atti giuridici che producano effetti per chi li compie), per tale motivo il tutore sarà chiamato ad esercitare la rappresentanza legale del minore che gli è affidato in tutti i procedimenti che lo interessano e lo coinvolgono. La legge 47/2017 prevede che i minorenni stranieri non accompagnati abbiano comunque diritto a partecipare attivamente a tutti i procedimenti che li riguardano, esprimendo direttamente la propria volontà e le proprie necessità, e sarà il tutore a dover vigilare perché questo diritto sia rispettato. È inoltre importante che lui mantenga sempre un dialogo diretto e costante con la struttura in cui il minore è accolto e con i Servizi Sociali per coordinarsi con loro, partecipare attivamente alle scelte quotidiane che lo riguardano e stabilire di comune accordo un percorso di crescita verso l’autonomia.

I Nostri Servizi

La Comunità Aedis fornisce un servizio di Pronta Accoglienza 24 ore su 24.

Nel rispetto della Convenzione sui diritti del fanciullo, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia con la Legge n. 176 del 27 maggio 1991, la Comunità lavora per offrire al minore opportunità di sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale, in condizioni di vita adeguate e salutari. 

La Struttura di accoglienza, sulla base di apposita convenzione con l’Ente locale, collaborando con i Servizi Sociali dell’Ente fin dalla segnalazione alla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche dell’Integrazione, devono garantire al minore: 

• avvio della procedura per il rilascio del permesso di soggiorno presso la locale Questura; 

• assistenza sanitaria e iscrizione al SSN; 

• orientamento legale; 

• assistenza socio-psicologica; 

• presenza di mediatori linguistico-culturali; 

• insegnamento di base della lingua italiana; 

• inserimento scolastico e professionale e attivazione di servizi a sostegno dell’integrazione sociale; 

• contatti regolari con i familiari nel Paese d’origine, ad eccezione dei casi in cui questo sia contrario all’interesse del minore.

Tra i servizi che la Comunità offre ai minori si individuano inoltre:

• supporto educativo; 

• organizzazione del tempo libero; 

• esperienza educativa di vita sociale e comunitaria; 

• cura della persona e della salute; 

• libertà di momenti di preghiera.

Gli Enti locali che autonomamente individuano le Comunità di accoglienza ritenute idonee, in possesso di autorizzazione al funzionamento ai sensi del Regolamento DPGR 14 febbraio 1990 n. 83, di cui alla L.R. 33/88, per ottenere dalla Regione il rimborso necessario al pagamento delle rette, assicurano, mediante apposite attestazioni, che le stesse Comunità promuovano progetti socio educativi che comprendono: apprendimento della lingua italiana e dell’educazione civica; assolvimento dell’obbligo scolastico/formativo; attività di integrazione sociale (attività sportive, artistico–culturali, volontariato); apprendimento delle attività di vita quotidiana (gestione di spazi, denaro, propri beni, ecc. ecc.); contrasto di condotte devianti; accompagnamento ai servizi sociali, sanitari e formativi. Attestano inoltre ulteriori requisiti, tra cui ad esempio la garanzia di adeguate misure di cura, educazione e vigilanza; la stipula di polizza di responsabilità civile per il minore; l’assistenza legale ecc.

Accoglienza

Il beneficiario degli interventi è il minore straniero non accompagnato (MSNA) in quanto cittadino di paesi terzi o apolide di età inferiore ai diciotto anni che entra nel territorio degli Stati membri dell’UE senza essere accompagnato da una persona adulta responsabile per esso in base alla legge (vd. Dlgs n. 85 del 7 aprile 2003 art. 2). 

Uno degli obiettivi degli interventi è proprio quello di verificare l’effettiva condizione di non accompagnato del minore e prevedere per lo stesso un adeguato percorso di integrazione socio-educativa. 

All’art 403 del Codice Civile si legge: ‘Quando il minore si trova in una condizione di grave pericolo per la propria integrità fisica e psichica la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione.’ 

Pertanto, le Forze dell’Ordine sono il primo organo coinvolto nell’organizzazione dell’intervento in favore dei minori stranieri non accompagnati rinvenuti nel territorio di un Comune. L’apertura della loro tutela avviene con l’affidamento ad una Comunità di accoglienza convenzionata con il Comune. 

I gestori delle Strutture di prima accoglienza e di quelle temporanee attivate dal Prefetto devono dare notizia dell’accoglienza del minore straniero non accompagnato al Comune in cui si trova la Struttura per il coordinamento con i servizi del territorio (art. 19, comma 3 bis, del D. Lgs. n. 142/2015).

I MSNA risultano quindi ‘in carico’ aI Servizio sociale dei Comuni con oneri a carico dei bilanci dei Comuni stessi. Tali oneri sono parzialmente coperti dal Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, gestito dal Ministero dell’Interno per il tramite delle Prefetture, sottoforma di rimborso per le spese sostenute dai Comuni per l’accoglienza, indipendentemente dall’ubicazione della struttura in cui i minori vengono effettivamente inseriti. 

La legge regionale 9 dicembre 2015, n. 31 “Norme per l’integrazione sociale delle persone straniere immigrate”, prevede azioni di tutela per i MSNA anche attraverso il finanziamento degli “interventi realizzati dagli enti locali per l’accoglienza, la tutela e l’inserimento sociale dei minori presenti nel territorio regionale”. I “Comuni affidatari” sono quei Comuni che, avendo in carico i MSNA, presentano trimestralmente alla Regione la specifica domanda di contributo finalizzata a coprire la quota di spese non rimborsate dal Ministero dell’Interno. I Comuni aventi in carico i MSNA inseriscono i minori nelle strutture di accoglienza con essi convenzionate, le quali provvedono al loro percorso di accoglienza, integrazione e tutela, oltre alla promozione di attività educative finalizzate ad orientare i MSNA in percorsi di crescita dell’identità personale e sociale favorendone la progressiva responsabilizzazione e autonomia. La collocazione di Minori stranieri non accompagnati (MSNA) in idonee strutture avviene a seguito del loro affidamento agli Enti locali da parte del Tribunale per i Minorenni.

Le modalità di accoglienza vengono valutate dall’equipe in relazione all’equilibrio della Comunità e ai vincoli forniti dalle convenzioni con i Comuni e i Servizi Sociali. 

Al momento dell’ingresso in Comunità, gli operatori provvedono al soddisfacimento dei bisogni primari, per cui il minore viene accolto con un piatto caldo, qualora dichiari di non mangiare da diverso tempo. Gli viene fornito un kit di prima accoglienza composto da alcuni effetti per l’igiene personale, asciugamani, lenzuola e alcuni capi di abbigliamento, qualora fosse sprovvisto di ricambi.   

Fin dal primo giorno di ingresso in Comunità, l’educatore in turno spiega al minore il regolamento della Comunità con la mediazione linguistica di un connazionale presente. Al minore verrà chiesto di sottoscrivere il regolamento scritto in italiano e nella lingua madre del minore, per suggellarne la comprensione e l’impegno al suo rispetto. 

Dal momento in cui il minore entra sotto la tutela della Comunità, in attesa della nomina del tutore, suo rappresentante legale sarà il responsabile della stessa. 

La Comunità prevede interventi articolati nel periodo di accoglienza per raggiungere le seguenti finalità/obiettivi:

  • Collocamento in luogo sicuro del minore con fornitura di beni di prima necessità quali prodotti per l’igiene personale e vestiario
  • Assistenza socio-psicologica, sanitaria e orientamento legale
  • Supporto di mediatori linguistico-culturali
  • Apertura della tutela
  • Regolarizzazione dello status giuridico e della presenza sul territorio
  • Iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale
  • Insegnamento di base della lingua italiana
  • Inserimento scolastico e professionale e attivazione di servizi a sostegno dell’integrazione socio-lavorativa del minore
  • Definizione di un progetto socio-educativo individualizzato per ciascun minore che sarà formulato tenendo sempre presente il supremo interesse del minore, le sue aspettative e competenze, il suo progetto migratorio, oltre ad essere condiviso anche dal tutore e aggiornato durante l’intero periodo di accoglienza. 
  • E’ previsto un “pocket money” che viene erogato in base alle modalità educative definite dal progetto.

Per prima cosa, gli educatori si accerteranno della salute del minore in ingresso, e in caso di emergenze faranno riferimento alla guardia medica. Quindi il primo passo è esporre in Questura la domanda per il permesso di soggiorno per minore età, che permette di effettuare la richiesta del codice fiscale presso l’Agenzia delle Entrate e quindi dell’emissione della Tessera Sanitaria presso il Distretto con l’avvio dell’iter sanitario con la prenotazione e l’accesso alle visite al Dipartimento di prevenzione per il controllo tubercolinico, gli esami del sangue e i richiami vaccinali obbligatori. 

Con l’assegnazione del codice fiscale, è possibile l’iscrizione al sistema scolastico. 

La richiesta del PdS va presentata alla Questura territorialmente competente con riferimento al comune dove il minore è stato collocato, corredata dal maggior numero di informazioni possibili e da un documento di riconoscimento. Anche nel caso in cui il minore non dovesse essere in possesso di un documento di riconoscimento, la Circolare del Ministero dell’Interno del 24 Marzo 2017 ha previsto che “il rilascio… del permesso di soggiorno per minore età…debba prescindere dall’esibizione del passaporto o di altro documento equipollente, qualora essi non siano nella immediata disponibilità”.

Per il rilascio di diverse tipologie di permessi di soggiorno è richiesta quindi l’esibizione del passaporto o altro documento equipollente da cui risultino la nazionalità, la data, anche solo con l’indicazione dell’anno, e il luogo di nascita degli interessati.

Appena il minore ottiene la ricevuta della presentazione della domanda di permesso di soggiorno, deve essere iscritto al Servizio Sanitario Nazionale.

Per ogni minore accolto vengono create una cartella cartacea e una digitale nelle quali poter raccogliere la sua documentazione. La cartella sarà suddivisa nelle sezioni: documenti, deleghe, sanità, scuola e eventuale giudiziaria.  

La Comunità Aedis lavora per il reinserimento e l’integrazione sociale del minore nel contesto territoriale. Tale finalità comporta la realizzazione di progetti specifici ed individualizzati che si coniugano con l’impianto progettuale della Comunità per il raggiungimento degli obiettivi a breve, medio e lungo termine stilati dall’équipe della Comunità stessa con gli operatori territoriali e dei servizi esterni referenti dei minori accolti (Progetto Educativo Individualizzato). L’approccio degli interventi è tipicamente pedagogico/socio-riabilitativo e consiste nella realizzazione di interventi educativi tesi ad instaurare relazioni significative tra operatori e minori prioritariamente indirizzate alla lettura di bisogni e necessità specifiche, all’ascolto delle peculiari esigenze espresse, alla capacità di fornire risposte congruenti alle problematiche evidenziate dai singoli accolti ed infine alla capacità di trasmettere valori, abilità e strumenti per elaborare i propri vissuti e sperimentare nella quotidianità nuove competenze finalizzate alla crescita personale e sociale. In considerazione della finalità di inserimento sociale, gli interventi inquadrati nella progettualità individuale sono agganciati alla storia ed al contesto di appartenenza del minore e calibrati a favorire l’emergere di abilità di relazione, identificando anche nel territorio di riferimento della Comunità risorse utili allo sviluppo sociale del minore in carico.

Il Piano Educativo Individualizzato costituisce un vero e proprio metodo d’approccio ai bisogni del singolo utente e non un adempimento tecnico

Entro 30 giorni dall’affidamento, gli educatori sono tenuti ad inoltrare il PEI all’Ufficio Comunale suddetto oltre che al tutore e all’assistente sociale. Il modello del Piano Educativo è inoltrato dai Servizi Sociali del Comune di competenza. 

Gli operatori dei Servizi sociali dell’ente locale e della Struttura di accoglienza impostano un progetto educativo individualizzato (PEI), coinvolgendo il minore interessato e tenendo conto dei suoi bisogni, delle opportunità a disposizione e dei vincoli presenti. Il progetto educativo individualizzato potrà includere, tra gli altri aspetti: • istruzione; • formazione professionale; • avviamento al lavoro; • attività di socializzazione.

Le aree approfondite dal PEI riguardano appunto: l’autonomia personale (cura di sé, delle risorse materiali, organizzazione dei propri impegni); l’autonomia sociale (modalità di fruire degli ambienti comuni, di rapportarsi con gli altri in luoghi pubblici, di adeguarsi alle regole di un ambiente); l’area affettivo/relazionale (modalità di rapportarsi con i pari, gli educatori, le persone di riferimento); percorsi di alfabetizzazione, istruzione/formazione; gestione del tempo libero. 

In riferimento a tali ambiti della vita quotidiana, gli educatori andranno a osservare il minore e descriverne gli sviluppi con verifiche cadenzate ogni 3 mesi degli obiettivi di sviluppo raggiungibili che verranno concordati con il minore. Inoltre, all’interno del Pei, gli educatori individuano le risorse disponibili e le strategie utili al perseguimento degli obiettivi condivisi.  

Per quanto riguarda la gestione del tempo libero, la Comunità organizza dei momenti ludici ricreativi come alcune uscite presso parchi o oasi naturali, anche per favorire il contatto con il mondo naturale attraverso la pet-therapy. 

Il Lavoro dell' Educatore nella Comunità per MSNA

Il principale strumento di lavoro degli educatori è la relazione con i minori in comunità, attraverso la quale si instaura un rapporto di fiducia reciproca che dà senso e significato ad ogni proposta ed attività. 

Gli educatori si propongono di affiancare e supportare il minore nel superamento del disagio evolutivo, socio-economico, psichico, comunicativo e/o relazionale partendo appunto da una relazione basata sul rispetto ed improntata alla stima reciproca, che sappia cogliere, attraverso l’ascolto attivo, i bisogni latenti e inespressi dalle parole che possono trasparire dal linguaggio non verbale. 

Gli educatori hanno competenze che possono aiutare il minore in questo percorso e pertanto diventano per lui adulti significativi autorevoli (non autoritari) con i quali può condividere le gioie e le fatiche di uno sviluppo positivo della propria persona teso all’autonomia e alla maturità.

L’educatore deve saper sopperire alla deprivazione culturale per permettere al minore di valutare con pensiero critico gli spiragli luminosi spesso illusori che promettono facili guadagni.

L’educatore avrà cura inoltre di favorire l’inserimento sociale e lavorativo dei minori di cui è responsabile attraverso la formazione teorica e pratica e dopo un’accurata conoscenza delle opportunità offerte dal territorio. Si prefisserà l’obiettivo di far rispettare a tutti i minori della comunità le norme generali condivise per una convivenza rispettosa e costruttiva. Altro compito dell’educatore è affiancare il minore nello studio e nello svolgimento dei compiti scolastici.

L’educatore avrà il compito di dedicare alcuni momenti ai colloqui personali con i minori dei quali si pone come riferimento, adempire alle loro richieste di vestiario o di prodotti per l’igiene personale, scrivere i Pei e le relazioni semestrali.

Ogni educatore, in supporto alle coordinatrici, è inoltre responsabile della gestione di un aspetto della comunità, così come definito nel mansionario: la macro area sanitaria, quella della scuola, della burocrazia e della consulenza legale, della gestione economica del poket money, della spesa settimanale per i pasti, della gestione delle richieste di vestiario e prodotti per l’igiene di base forniti dalla comunità. 

La vita all’interno della comunità si svolge con uno stile tipicamente familiare, favorendo i rapporti interpersonali e l’assunzione di responsabilità per cui ognuno si sente valorizzato. Si danno ai minori chiare indicazioni su: rapporti esterni (visite, rientri), orari, gestione del tempo libero, norme di buona educazione e di sana convivenza e quant’altro serva per una regolare e serena vita di comunità.

Nell’analisi della gestione della quotidianità, è essenziale coglierne l’intenzionalità educativa, elemento che distingue le azioni costituenti parte di una progettualità da quelle finalizzate alla semplice assistenza.

Ogni gesto, ogni momento può essere colto dall’abilità degli educatori quale momento generativo di cambiamento che possa stimolare il minore a prendersi maggiore cura di sé e degli altri, incoraggiando il graduale processo di presa di consapevolezza circa i propri diritti e bisogni impliciti di crescita funzionali all’acquisizione di un sempre maggiore grado di autodeterminazione e autonomia.

La Comunità è dotata di un regolamento interno tradotto nelle lingue comprese dagli ospiti, condiviso con ogni minore accorto e dallo stesso sottoscritto. In particolare, le regole di buona convivenza sono così riassumibili:

  • Chi di turno prepara con l‘educatore la colazione per tutti, prima di partire per la scuola
  • I ragazzi per i quali è stata possibile l’iscrizione a scuola sono tenuti a frequentare i corsi con costanza e puntualità
  • Dalle 9 del mattino, i ragazzi rimasti in casa si occupano della pulizia e del riordino degli spazi comuni e personali, senza tralasciare il lavaggio dei propri indumenti, lenzuola e asciugamani
  • Alle 12, i ragazzi a turno preparano il pranzo con l’educatore, pranzo che dev’essere pronto alle 13
  • Alle 13:30 i ragazzi collaborano per la pulizia della cucina e del refettorio; delle stoviglie e degli elettrodomestici utilizzati
  • Dalle 14:30 i ragazzi possono uscire firmando sul registro e segnando l’orario di uscita
  • Chi rimane in comunità può partecipare alle lezioni di italiano interno proposte o chiedere un supporto nello studio all’educatore in turno
  • I ragazzi possono fare merenda fino alle 17
  • Alle 18:30 chi di turno prepara la cena, che dev’essere pronta alle 19:30
  • Alle 20 i ragazzi che non hanno pulito dopo il pranzo puliscono la cucina e il refettorio
  • I ragazzi possono uscire fino alle 21, ora concordata per il rientro 
  • I ragazzi non possono fumare dentro la casa, pena sanzione sul pocket money
  • Non si mangia in camera
  • Il contatto fisico è da evitare
  • Gli educatori devono essere rispettati

Gli educatori si servono della paghetta come strumento per responsabilizzare i minori nei confronti della loro condotta. L’ammontare della paghetta settimanale infatti varia a seconda del comportamento da loro tenuto: rientrano nelle voci valutate il rispetto delle regole, l’ordine della propria camera, l’atteggiamento nei confronti degli educatori e dei pari che siano in comunità o nell’ambiente (extra)scolastico, l’adempimento del proprio reparto all’interno della comunità (pulizia vano scale, pulizia cortile, taglio dell’erba, …).

Per una gestione condivisa della cura degli ambienti comuni, gli operatori organizzano dei turni di pulizia a rotazione, cosicché attraverso di essi i minori possano e percepire la paghetta settimanale, che tiene conto anche delle presenze scolastiche, alle lezioni di italiano e del comportamento. 

I ragazzi a turno sono tenuti a preparare i pasti, talvolta assieme all’educatore condividono momenti di collaborazione per la preparazione di dolci o biscotti per la merenda o per occasioni particolari. 

L’eventuale trasgressione delle regole condivise porta ad una ripercussione economica in riferimento al sistema sanzionatorio condiviso dall’equipe, per cui al crescere della gravità del gesto commesso è previsto un aumento della cifra che verrà sottratta dalla paghetta settimanale. La sanzione viene comunicata e spiegata al minore, in modo che si possa ribadire lui il patto di responsabilità firmato nel regolamento presentato fin dal primo ingresso in Comunità. 

Il momento della consegna del pocket money diventa anche occasione di colloquio con il coordinatore, il quale coglie l’occasione per far emergere comprensione e senso di responsabilità da parte del minore circa il comportamento che ha manifestato nella settimana appena trascorsa.

Oltre a questo momento più ufficiale, molti altri sono i momenti di colloquio tra minori ed educatori: ogni attività quotidiana può essere colta come occasione per lanciare o sviluppare delle brevi ma generative riflessioni. Ogni azione deve essere messa in atto avendo sempre in mente un’intenzionalità educativa. 

La Formazione

Ai minori ospiti in comunità viene offerta la partecipazione a corsi di alfabetizzazione tenuti da insegnanti qualificati presso il CPIA e il Centro di accoglienza e promozione culturale Ernesto Balducci. Vengono inoltre proposte delle ore di italiano interno tenute dagli educatori in turno, allo scopo di sostenere uno sviluppo progressivo, graduale e costante delle competenze comunicative utili verso l’acquisizione di un’autonomia di vita nel contesto italiano. 

Oltre ai corsi di alfabetizzazione obbligatoria, Aedis Onlus propone ai suoi ospiti percorsi di formazione professionale che si tengono nei vari Istituti del territorio con cui la Comunità collabora. I minori sono inoltre inseriti in attività differenziate, volte a ottenere integrazione, autonomia e conoscenza del contesto socio-culturale in cui sono inseriti.

La Comunità Aedis intrattiene stretti rapporti con i principali enti di formazione professionale limitrofi alla città di Udine: lo Ial che mette a disposizione corsi triennali per conseguire qualifiche professionali negli ambiti della ristorazione, del commercio e del benessere; l’Enaip che propone percorsi triennali nei settori meccanico, elettrico, elettronico, logistico e grafico, il Civiform che ospita alcuni corsi, inseriti all’interno dell’offerta regionale prevista dal piano EFFEPI, che permettono un inserimento lavorativo nel settore elettrico, della ristorazione, panetteria, pasticceria, gelateria, grafica e benessere; il Cefs per la qualifica professionale di operatore edile, la Fondazione Casa dell’Immacolata per i corsi brevi finanziati dalla Regione di falegnameria e saldatura con possibilità di stage annessa, il CPIA – Centro Provinciale di Istruzione per gli Adulti, per il conseguimento del titolo di licenza media e per i corsi di lingua italiana organizzati in più livelli. 

L’iscrizione scolastica avviene previa consultazione degli educatori in sede di riunione d’equipe, considerando gli interessi e le motivazioni espresse da ciascun minore. La proposta viene da una conoscenza approfondita dei minori che solo la figura degli educatori può avere, grazie alla costante presenza quotidiana. Tale proposta di iscrizione verrà poi vagliata dal tutore e dall’assistente sociale. 

La proposta scolastica è regolare e legata a quanto proposto dalle scuole del territorio.

Tutti i minori stranieri presenti sul territorio hanno il diritto di accedere all’istruzione indipendentemente dalla regolarità della loro posizione. Essi sono infatti soggetti all’obbligo scolastico al pari dei minori cittadini italiani. È compito del tutore e degli educatori delegati provvedere all’iscrizione scolastica del minore che segui. Se il minore non è in possesso della necessaria documentazione anagrafica, ovvero è in possesso di documentazione irregolare, ha diritto ad essere iscritto con riserva. Il ragazzo sarà iscritto nella classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che il collegio dei docenti deliberi l’iscrizione ad una classe diversa.

Per preservare la costanza di frequenza scolastica, in relazione alla distanza della scuola dalla Comunità, la Comunità supporta i minori nell’acquisto di un abbonamento mensile alle linee urbane cittadine degli autobus. 

Alcuni corsi professionali prevedono la partecipazione a tirocini in aziende convenzionate con l’ente formativo. Compito degli educatori sarà supportare il minore nelle iniziali difficoltà apportate dal carico di impegno e favorire la presa di responsabilità nei confronti del datore di lavoro, per cui in caso di assenza si chiede al minore stesso di telefonare e avvisare l’azienda. 

I tirocini “extra-curriculari” sono intesi ad agevolare le scelte professionali dei giovani nella fase di transizione al lavoro mediante una formazione in un ambiente produttivo ed una conoscenza diretta del mondo del lavoro.

L’equipe pone molta importanza nel proporre ai minori attività di integrazione con il territorio, anche perché questo è poi valutato positivamente nel momento della conversione del permesso di soggiorno. A tal fine, la comunità è in rapporto con enti come l’Enpa, la Croce Rossa, il centro di accoglienza e promozione culturale Ernesto Balducci, il circolo Arci Misskappa di Udine, in collaborazione con i quali l’equipe coinvolge i minori nella partecipazione ad alcune attività di volontariato.

Il Disbrigo delle Pratiche

I minori esprimono preoccupazione per l’espletamento delle pratiche burocratiche che li porteranno al conseguimento dei documenti necessari a regolarizzare la loro permanenza in Italia. Chiedono chiarezza sulle procedure fin dal loro ingresso in Comunità, e talvolta devono pazientare per i lunghi tempi burocratici. Manifestano l’esigenza di approfondire aspetti legati al proprio iter amministrativo e ai propri diritti e doveri in Italia, di confrontarsi con regolarità con gli operatori dei centri di accoglienza sui diversi tipi di percorso amministrativo, di conoscere in modo più approfondito gli aspetti legati al proprio status giuridico al compimento dei 18 anni.

Gli Enti locali, nella presa in carico del minore straniero non accompagnato, devono assicurare servizi destinati a garantire:

• i diritti di cui è portatore il minore straniero non accompagnato secondo la normativa nazionale e internazionale vigente;

• la regolarizzazione dello status giuridico del minore, altrimenti esposto ad una condizione di rischio e debolezza;

• l’avvio graduale del minore verso l’autonomia e l’inclusione nel tessuto sociale del territorio tenendo sempre presente il suo superiore interesse.

Dopo un breve tempo dedicato alla familiarizzazione con l’ambiente comunitario dopo il primo ingresso, al minore viene proposta un’intervista di ingresso con il supporto del CIR

• Consiglio Italiano per i Rifugiati ONLUS di Gorizia, per la tutela del suo superiore interesse. 

 

Il diritto alla partecipazione delle persone di minore età trova le sue radici normative nell’articolo 12 della Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza. Dall’interpretazione di tale articolo si evince che il diritto alla partecipazione si basa su due principi cardine: il diritto del minore ad esprimere la sua opinione ed il diritto del minore di vedere riconosciuto il dovuto peso alle opinioni espresse. Il diritto ad esprimere liberamente la propria opinione si traduce nella possibilità per il bambino e per l’adolescente di poter condividere il proprio punto di vista, di essere parte attiva dei processi decisionali che lo riguardano e di poterli influenzare. Aspetto rilevante è la volontarietà di questo processo.

Una partecipazione efficace e significativa prevede il coinvolgimento attivo e informato dei minori e degli adulti di riferimento. Gli adulti hanno il compito di guidare i minori e di facilitare l’emersione del loro punto di vista considerando l’età e il grado di maturità.

La Comunità fa riferimento all’Associazione Centro Solidarietà Immigrati – Ce.S.I. O.N.L.U.S., per le mediazioni linguistiche necessarie in momenti come i colloqui con l’operatrice del CIR o con il tutore. 

Entro 10 giorni dall’affidamento del minore alla Comunità da parte delle Forze dell’Ordine, gli educatori sono tenuti a compilare la Scheda di primo ingresso e inviarla al Comune U.O. Richiedenti Asilo e MSNA. 

All’interno di tale scheda, vengono indagati i dati anagrafici, il livello di scolarizzazione pregresso, le esperienze lavorative, informazioni personali, della famiglia di origine, sul viaggio intrapreso, motivazioni e progetto migratorio, intenzioni e aspettative per il futuro.

Nel corso del colloquio, il minore straniero non accompagnato deve essere adeguatamente informato: – dei diritti e doveri correlati alla minore età, – dei possibili percorsi di integrazione in Italia, – del diritto di chiedere il riconoscimento della protezione internazionale e sulla relativa procedura. 

Se si evince dal colloquio che il minore potrebbe o vorrebbe poter esporre domanda di protezione internazionale, egli va accompagnato presso gli uffici della Questura territoriale competente, previo appuntamento, dal tutore, la cui presenza è fondamentale per la firma del modulo C3 predisposto.  

Gli educatori si preoccupano inoltre di orientare i minori ai servizi di base presenti sul territorio, è con questo scopo che si cerca di accedere agli uffici competenti se possibile con il minore interessato per i documenti che si vanno a richiedere, in modo che questo possa essere accompagnato ad una via via maggiore conoscenza della città in relazione alle sue necessità. 

L’uscita alla maggiore età si rivela essere per tutti i minori prossimi al compimento dei 18 anni un momento critico di preoccupazioni e paure non espresse sempre in modo esplicito. Queste sono maggiori se il minore non può contare sull’appoggio di una rete parentale o amicale. Fondamentale sarà a riguardo il lavoro educativo che l’equipe può portare avanti nel tempo di permanenza in Comunità.

Avvicinandosi al momento dell’uscita, l’educatore di riferimento accompagna il minore nella compilazione del proprio CV, aggiornandolo con gli eventuali lavori svolti in precedenza, i corsi professionalizzanti, gli stage formativi e le attitudini personali. 

In vista dell’uscita alla maggiore età, gli educatori prevedono dei momenti di colloquio con i minori per esplorare quali sono le sue aspettative e le sue possibilità. Per questo è importante mantenere, fin dall’avvio del percorso in Comunità, uno sguardo che non perda mai di vista la fine, che sarà il fine degli interventi proposti attraverso una relazione che accompagna all’autonomia necessaria per la vita nella società. 

Al temine dell’accoglienza, per il compimento della maggiore età, gli educatori redigono la Relazione finale, documento che intende racchiudere l’intero percorso praticato dal minore durante la sua permanenza in Comunità e che come le altre relazioni verrà inviata ai Servizi Sociali del Comune. 

Le aree che questa indaga sono: la situazione iniziale, l’autonomia personale e sociale sviluppata, le capacità relazionali dimostrate nei vari contesti, i risultati del progetto educativo individuale, il percorso formativo seguito, la situazione disciplinare/giudiziaria, eventuali ulteriori osservazioni. 

Se sono arrivati da meno di 3 anni in Italia, i minori sottoposti a tutela possono chiedere al compimento della maggiore età la conversione del loro permesso di soggiorno in un permesso per studio/accesso al lavoro/per lavoro subordinato e per lavoro autonomo previo parere positivo da chiedere alla direzione Generale dell’immigrazione e delle Politiche di integrazione. La richiesta di parere deve pervenire non prima dei 90 giorni della maggiore età e non oltre i 60 giorni dalla scadenza del permesso di soggiorno, compilando la scheda G.

E’ importante che i MSNA/neomaggiorenni che intendono richiedere la conversione del permesso per minore età in permesso per lavoro/studio/attesa occupazione per il quale è richiesto il passaporto, qualora ne siano privi, si rivolgano al più presto al Consolato/Ambasciata del proprio Paese per richiedere tale documento. 

Tra i requisiti per la conversione del PdS rientra la frequentazione di corsi di studio (per ottenere un permesso di soggiorno per studio), lo svolgimento di attività lavorativa con contratto (per ottenere un permesso di soggiorno per lavoro); o solamente la disponibilità di un alloggio, richiesto da alcune Questure, per ottenere un permesso di soggiorno per attesa occupazione. 

Alla richiesta di PdS devono essere allegati: – copia del passaporto e/o attestato d’identità rilasciato e/o convalidato dall’ambasciata/consolato del proprio Paese d’origine; – copia del permesso di soggiorno/cedolino della richiesta di rinnovo/conversione; – copia del provvedimento inerente la tutela e/o l’affidamento; – documentazione a supporto del percorso di integrazione seguito dal minore e del percorso che potrà essere proseguito a seguito dell’emissione del parere. 

Tutta questa documentazione sarà pervenuta al Ministero dell’Interno attraverso la compilazione del kit postale, compilazione che il minore si interesserà di fare affiancato dall’educatore. 

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