Una riorganizzazione interna di Aedis per rispondere ai nuovi bisogni sociali del territorio. “Oggi ci dobbiamo muovere in merito al problema del disagio giovanile. Mettiamo a disposizione la nostra esperienza con i minori migranti”: aperta a Pordenone una casa per ragazzi in stato di giudizio.

«Il nostro mandato è dare una risposta alle necessità sociali del territorio e oggi ci dobbiamo muovere in merito al problema del disagio giovanile». Si tratta di una riorganizzazione voluta per rispondere a un nuovo bisogno quella che sta operando Aedis in questi mesi. Un cambiamento in linea con quanto già sperimentato negli anni passati quando la cooperativa si era attrezzata autonomamente per rispondere prima all’emergenza Covid e poi all’accoglienza dei profughi ucraini.

Proprio in questa ottica è stata aperta una nuova casa a Pordenone in cui sono ospitati non minori migranti bensì minori in stato di giudizio: si tratta di ragazzi under 18, tendenzialmente italiani o stranieri di seconda generazione, che in passato si sono resi colpevoli di azioni illecite e devono scontare una pena. Per questi minori, però, il giudice di riferimento ha ritenuto utile la misura cautelare con un periodo di osservazione, sostegno e controllo all’interno di una comunità senza la possibilità di uscire dalla struttura.

Non è una novità che le istituzioni si trovino ormai da anni a dover fronteggiare una situazione di disagio giovanile trasversale: questa, infatti, non è legata ai flussi migratori, bensì a una condizione che coinvolge tutti i ragazzi e che diventa problematica dove sono più presenti emarginazione, povertà educativa, abbandono. Risse, bande, scontri di giorno o di notte, uso di sostanze stupefacenti sono diventate notizie frequenti nella maggior parte della città: Udine, Trieste e Pordenone comprese.

Aedis ha scelto di rispondere a questo bisogno sociale offrendo la propria esperienza educativa. Si tratta, cioè, di creare luoghi protetti in cui svolgere un’attività di rieducazione rivolta a ragazzi difficili. Questi hanno bisogno di una nuova casa dove poter riprendere le fila della propria vita prima che esperienze forti come il carcere possano comprometterne del tutto il futuro.

«Ci riorganizziamo per mettere a disposizione la nostra esperienza: – spiegano da Aedis – si tratta sempre di ragazzi sradicati dalle famiglie, difficili da gestire e che hanno bisogno di una guida e di poter vedere una possibilità concreta per stare bene. A volte questi minori sono figli di immigrati che si portano dietro i problemi che hanno vissuto i genitori, altri invece sono semplicemente nati in contesti difficili o con delle fragilità che le famiglie non sono state in grado di vedere o gestire». L’obiettivo ultimo è coinvolgere i ragazzi in percorsi di recupero educativo e sociale e far sì che possano sviluppare un nuovo cammino con una maggiore consapevolezza di sé e nuove strategie per affrontare la quotidianità.

Francesca Benvenuto

Francesca Benvenuto

Copywriter e redattore di testi e articoli web per la comunicazione di enti, aziende e organizzazioni.

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