È il tirocinio del master di primo livello in Intercultural Competence and Management dell’università di Verona. Si svolgerà presso la casa di Tarcento e ha lo scopo di capire come le variabili ambientali e organizzative influenzano lo sviluppo del lavoro educativo.

Un tirocinio per studiare le dinamiche delle strutture di accoglienza e quali strumenti possono aiutare le organizzazioni a favorire benessere e integrazione. È quello che hanno iniziato a svolgere in Aedis Chiara Baradel, psicologa di Gorizia e Carla Severini, pedagogista di Palmanova, entrambe con una forte esperienza nelle organizzazioni, entrambe studentesse del master di primo livello in Intercultural Competence and Management – Mediazione interculturale, comunicazione e gestione dei conflitti (in ambito aziendale, educativo, sociosanitario, giuridico, dei mass media e per l’italiano L2 – primo livello on line) dell’Università di Verona.

Il progetto di tirocinio si svolge presso la Casa di Tarcento di Aedis dove ha già preso avvio un graduale processo di inserimento e conoscenza con i ragazzi ospiti e con l’equipe educativa. “L’idea – spiega Chiara Baradel che svilupperà una tesi con un taglio psicologico – è osservare le dinamiche per capire come si dispiegano all’interno di queste strutture: da un lato ci sono i ragazzi con le loro esperienze e i loro vissuti emotivi, dall’altro è necessario capire se ci sono strumenti per gli educatori per studiare la relazione che si instaura e come l’ambiente influenza la riuscita dell’accoglienza”.

Su un versante più organizzativo la tesi di Carla Severini che svilupperà una tesi seguita dalla professoressa di diritto internazionale dell’Università di Verona Caterina Fratea. “C’è un vuoto normativo che accompagna i ragazzi che arrivano ai 18 anni di età ritrovandosi di colpo senza punti di riferimento: – spiega – all’atto pratico come possono le comunità affrontare questo passaggio? Possiamo partire da una premessa pedagogica: un ambiente con una determinata qualità di relazioni e del benessere può offrire stimoli positivi e attivanti oppure può diventare una fonte di crisi. La mia ricerca sta proprio nell’individuare quali sono le variabili ambientali positive e quali disfunzionali e a quali elementi di carattere organizzativo, gestionale o pedagogico-progettuale sono legati”.

L’obiettivo è fornire alla cooperativa uno strumento che mette in relazione l’organizzazione interna in termini di risorse del personale, assunzioni, procedure, pratiche, con i risultati del lavoro di integrazione: “Se l’organizzazione è salda e ben strutturata – spiega ancora Carla Severini – è possibile sviluppare una programmazione pedagostica-progettuale capace di sviluppare benessere degli ospiti”.

Francesca Benvenuto

Francesca Benvenuto

Copywriter e redattore di testi e articoli web per la comunicazione di enti, aziende e organizzazioni.

Leave a Reply