Aedis avvia una ricerca fotografica per raccontare la reale dimensione dei ragazzi migranti: non santi, né vittime, ma neppure tutti delinquenti o approfittatori. La realtà parla di persone in cerca di un futuro migliore e che, a volte, lungo il viaggio, si perdono in strade sbagliate.    

Raccontare, con immagini nuove, la dimensione dei minori stranieri non accompagnati inserita nel viaggio che stanno compiendo da un passato di pericolo o senza prospettiva verso una vita futura migliore: è questo l’obiettivo della ricerca fotografica che Aedis ha avviato all’interno della sua Casa di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di Tarcento.

Il progetto nasce dalla collaborazione con Andrea Salone, fotografo non professionista, ma con esperienza nella fotografia sociale e con uno spiccato interesse verso le persone e i loro percorsi di vita. «Mi piace definirmi – spiega il fotografo – scatta storie» (vedi il suo profilo Instagram). 

Salone si è reso disponibile a seguire i ragazzi nelle loro attività quotidiane con lo sguardo del fotografo. La ricerca fotografica sarà preceduta da un periodo di osservazione e andrà a indagare la realtà per individuare immagini che raccontino i ragazzi nella loro complessità, come i protagonisti di un percorso più ampio fatto di speranze e sofferenze, desideri e pericoli, di strade giuste e strade sbagliate. 

Il primo scatto della ricerca è un piccolo assaggio della complessità a cui si va incontro: un ragazzo, nella cucina della Casa di Tarcento, che prepara la pizza da mangiare poi con il kebab. «È passato e futuro che si mescolano – spiega Andrea Salone – nostalgia e desiderio che non riescono ancora a trovare il proprio posto».

Non santi, né vittime, ma neppure tutti delinquenti o approfittatori: l’obiettivo è mostrare che si tratta di  persone partite dal proprio paese a causa di una condizione di difficoltà economica o un pericolo reale come guerra o discriminazione, per andare alla ricerca di un luogo dove avviare una vita migliore. Lungo la strada, però, sono molte le cose che possono capitare e non è detto che si imbocchi sempre la direzione giusta. Si tratta, infatti, di ragazzi che non hanno rete familiare e amicale intorno a loro e che facilmente possono scegliere soluzioni più facili e immediate senza riconoscerne la pericolosità oppure diventare facile preda anche di persone che sfruttano questa mancanza di riferimenti forti.

È questa una visione molto più realistica e meno semplicistica che è solo il risultato di una visione parziale. «Quello che noi vediamo – spiegano da Aedis – è una parte del viaggio che questi ragazzi hanno intrapreso: c’era un prima che spesso non conosciamo e che fatichiamo a capire e ci sarà un poi che dipenderà molto dalla loro capacità di raccogliere le risorse e gli strumenti che incontreranno».

La responsabilità è loro: «Noi abbiamo solo il compito di mettergli a disposizione nel migliore dei modi quello che il diritto internazionale, la nostra costituzione e le normative del nostro paese prevedono. Con la speranza che diventino persone capaci a loro volta di contribuire alla crescita del paese dove si saranno costruiti la loro vita migliore, sapendo che questo risultato non è scontato per nessuno – migranti e non».

Francesca Benvenuto

Francesca Benvenuto

Copywriter e redattore di testi e articoli web per la comunicazione di enti, aziende e organizzazioni.

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